domenica 3 aprile 2011

RECENSIONE a "Specchi di questo tempo" di Piero Nicola

Scene di ordinaria dissoluzione

di Piero Vassallo

Stampato da Marco Solfanelli, impavido editore nella vertiginosa Chieti, è in vendita nelle librerie d'area "Specchio di questo tempo", antologia di racconti scritti da Piero Nicola, anticonformista di scuola genovese.

Nicola è un animoso e sagace militante nel censurato ma irriducibile manipolo di resistenti cattolici al delirio nichilista e alla teologia progressista, le agenzie che intossicano e umiliano la città un tempo superba.

L'eleganza della prosa e la felice apertura allo spirito del Novecento italiano (nella biblioteca di Nicola, non a caso, insieme con i classici della teologia cattolica, primeggiano Ardengo Soffici, Giovanni Papini, Bruno Cicognani, Ugo Betti e Piero Bargellini) testimoniano maturità di pensiero e talento letterario.

Nicola si qualifica sopra tutto per la disobbedienza al precetto della sociologia denunciante e politicante, che indirizza all'esplorazione dei margini della società, infestati dalla malavita e complice presunta del potere reazionario.

Immune dalla frenesia del facile successo, Nicola respinge la tentazione di imitare i letterati approvati dal salotto buono, quelli che restringono lo sguardo alle situazioni estreme e torride, ignorando il male moderato e tiepido, che è stato largamente diffuso dalle malnate chimere e dalle riforme architettate negli anni della grande illusione sessantottina, "carcere di pregiudizi idolatrati e cappa di falsità lusinghevoli".

I malavitosi, peraltro, sono presenti nei margini di tutte le società, oltre che nel fiume impetuoso della letteratura gialla.

Neppure le spietate leggi e le agguerrite polizie dei regimi totalitari riescono nell'impresa di annientare le bande del malaffare.

Taciuti sono invece lo sfascio e il disagio della famiglia, cellula fondamentale della società.

Lo sfascio è pilotato da legislatori obnubilati dall'ideologia e firmato dalla subalternità democristiana.

Il disagio è in discesa dal maniacale pregiudizio malthusiano e dalle conseguenti aperture cosmopolitiche.

Ora la qualità dello scrittore Nicola si manifesta nell'attitudine a rovesciare l'angoscia della visione nell'ottimismo della fede. La prosa impassibile, limpida ed avvincente fa intravedere l'orizzonte della buona battaglia e del riscatto sempre possibile.

Una dimensione altra, nella quale si manifesta la fecondità della cultura italiana censurata e soverchiata ma non domata dal fracasso dei poteri forti.

Il termine del faticoso cammino intrapreso da Nicola è la riabilitazione della virtù "quella naturale, come il sacrificio di sé che sia vera abnegazione, per una buona causa, quella della patria o un'altra, quando si è coscienti e non ci si fanno domande essendo virtù pura e verità assoluta ... essa può mettere sulla via della fede, come è avvenuto ai più onesti artisti: a un Soffici, a un Papini".